Leggendo qua e là

da "Memorie del sottosuolo" di Fredor Dostoevskij

"....Ora poi concludo l'esistenza nel mio angolo, stuzzicandomi con la rabbiosa e del tutto inutile consolazione che una persona intelligente non può nemmeno diventare seriamente qualcosa, ma diventa qualcosa solo chi è stupido. Sissignori, l'uomo del secolo diciannovesimo deve ed è moralmente obbligato ad essere una creatura soprattutto senza carattere; l'uomo di carattere invece, l'uomo d'azione, ad essere una creatura soprattutto limitata...
...il due per due quattro non è più vita, signori, bensì il principio della morte...Mettiamo pure che l'uomo non fa che cercare questo due per due quattro, varca gli oceani, sacrifica la vita in questa ricerca, ma di scoprirlo, di trovarlo effettivamente, vi giuro che ne ha come paura. Infatti egli sente che, non appena l'avrà trovato, non ci sarà più nulla da crecare......"

da "Il lupo della steppa" di Hermann Hesse

"...Chi ha assaggiato ...quelle giornate di lenta morte spirituale, le maligne giornate di vuoto interiore e di disperazione nelle quali gli uomini e la così detta civiltà col suo orpello di latta mentito e volgare ti ghignano incontro ad ogni passo come un emetico concentrato e portato nel proprio io malato all'apice dell'insofferenza: chi ha assaporato quelle giornate infernali si dice ben soddisfatto dei giorni normali e così e così, dei giorni come questo, e si siede riconoscente presso la stufa calda,...e con riconoscenza accorda la sua lira arrugginita per intonarvi un salmo di grazie moderato, passibilmente lieto, quasi allegro, con cui annoiare il suo Dio della contentezza, un Dio così così, silenzioso, soave, un po' intontito dal bromuro, sicchè nell'aria grassa e tiepida di questa noia soddisfatta, della benvenuta assenza di dolore, quei due, il Dio così e così, triste e appisolato, e l'uomo così e così, leggermente brizzolato e intento a cantare sommessamente il salmo, si assomigliano come due gemelli.
Sono una bella cosa la contentezza, l'assenza di dolore, le giornate tollerabili e accucciate nelle quali nè il dolore, nè il piacere osano alzar voce, ma tutto bisbiglia e cammina in punta di piedi. Se non che io sono purtroppo fatto così, non sopporto questa contentezza, che dopo un po' mi diventa odiosa e insopportabile e ributtante, e devo rifugiarmi disperato in altre atmosfere, possibilmente passando per le vie del piacere ma, in caso di bisogno, anche per le vie del dolore. Quando sono stato per un pò senza piaceri e senza dolori e ho respirato l'insipida sopportabilità delle così dette buone giornate, la mia anima infantile è talmente agitata dal vento della miseria che prendo la mia lira arrugginita e la scaglio in faccia al sonnacchioso e soddisfatto Dio della contentezza e ppreferisco sentirmi ardere da un dolore diabolico piuttosto che vivere in questa temperatura sana. Allora avvampa dentro di me un desiderio selvaggio di sentimenti forti, spettacolari, una rabbia contro questa vita piatta, sfumata, normale e sterilizzata.....Questo infatti ho più che mai odiato, aborrito e maledetto: questa soddisfazione, la salute pacifica, il grasso ottimismo del borghese; la prospera disciplina dell'uomo mediocre, normale, dozzinale..."

da "La donna abitata" di Gioconda Belli

"....Uno sa che non sta impiegando tutte le energie per arrivare un giorno ad avere una casa, un'automobile, un buon lavoro, una bella moglie e pensare: " E ora?". Credo che il puro fatto di esistere implichi una certa responsabilità verso il futuro, verso ciò che esisterà dopo di noi. Se siamo stati capaci di costruire aerei, sottomarini, satelliti spaziali, dovremmo essere capaci di trasformare il mondo che ci circonda, in modo che tutti possano vivere almeno dignitosamente...."

da un mio scritto

Trattengo il senso delle mie emozioni per non scivolare in un abisso azzurro. Corro, cado mi rialzo. Mi sfugge il significato di quello che mi accade. Grovigli di memoria si mescolano alla realtà e creano sensazioni contrastanti. Non capisco, ma so. Questa sono io. Contraddizioni, sofferenze, attimi di felicità sfuggente. Cresce in me l’energia e la voglia di cambiare. Un’eterna altalena. La mia coscienza rinnega una parte di me, non voglio rimpianti, non ho rimorsi. Voglio vivere, non sopravvivere. Continuo ad entusiasmarmi, ad esultare per le piccole cose. A modo mio, amo. Le definizioni mi stanno strette. Corro, cado e mi rialzo. Sempre. Accumulo ferite e mi sottraggo alle cure. La vita mi ha accolto per caso, ma nel caso io non voglio vivere. Determino i miei eventi. Sono fredda. Ho paura. Mi apro all’apparenza dei sentimenti, ma il mio cuore è serrato. Stretto in una morsa di rancore e tristezza. Mi chiudo in me stessa per non guardarmi, mi amo, mi odio. A volte ho l’illusione di esserci, ma svanisco presto. Vorrei lasciarmi andare. Una spina mi trafigge il cuore, è lì, la vedo, ma non riesco a toccarla, non riesco a tirarla via. Vorrei darle un nome, ma non amo le definizioni. Sogno molto. Spesso mi illudo. Immagino di essere diversa. Cosa mi sottrae alla piena felicità?”.

Il mio lavoro

...se volete noleggiare o realizzare costumi per il cinema o il teatro potete venire a trovarmi a Bari in via XXIV Maggio, 44 oppure contattarmi via mail

Foto di scena "Madri"

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"Madri"costumi Eva Palmisani

Alcuni abiti in noleggio

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accessori

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Abiti in noleggio

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ultime realizzazioni

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grigia

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beige e lilla

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scozzese

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turchese

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collana romantica

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nera

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fiori

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blu con pois bianchi

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